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Introduzione
L’anca è una delle articolazioni più importanti del nostro corpo. Permette di camminare, correre, salire le scale e svolgere la maggior parte delle attività quotidiane. Quando questa articolazione si ammala o si danneggia, può causare dolore e difficoltà nei movimenti. Patologie come la coxartrosi e l’osteonecrosi della testa femorale possono compromettere significativamente questa articolazione, ma grazie ai progressi della medicina, esistono oggi soluzioni efficaci, tra cui la protesi d’anca. In questo articolo parleremo in modo semplice di tre temi fondamentali legati alla salute dell’anca: l’artrosi, l’osteonecrosi e l’impianto di una protesi.
Coxartrosi: L’Artrosi dell’Anca
Cos’è la Coxartrosi?
L’artrosi dell’anca è una malattia degenerativa che colpisce l’articolazione dell’anca. Si verifica quando la cartilagine che ammortizza le ossa dell’articolazione dell’anca si consuma gradualmente nel tempo, provocando dolore, rigidità e riduzione della mobilità.
L’articolazione dell’anca è un’articolazione a sfera in cui l’estremità arrotondata dell’osso della coscia (femore) si inserisce in una cavità del bacino (acetabolo). La cartilagine ricopre le superfici di queste ossa, consentendo loro di muoversi in modo fluido e senza attrito. Nell’artrosi dell’anca, l’usura della cartilagine interrompe questo movimento fluido, causando dolore e limitazioni della mobilità.

Paziente di 54 anni con una evidente artrosi dell’anca sinistra.
A destra l’anca è normale: la testa del femore è sferica, contenuta nella coppa del bacino, e vi è distanza tra due curve (spessore della cartilagine).
A sinistra invece la testa del femore non è più rotonda ma visibilmente deformata e le ossa di femore e bacino toccano (la cartilagine è scomparsa)
Chi colpisce? Cause Principali
L’artrosi dell’anca può svilupparsi a causa di una combinazione di fattori, tra cui:
- Invecchiamento: Il rischio di sviluppare l’artrosi dell’anca aumenta con l’età, poiché la cartilagine si consuma naturalmente con il passare del tempo.
- Lesioni articolari precedenti: Lesioni all’articolazione dell’anca, come fratture o lussazioni, possono aumentare il rischio di sviluppare l’osteoartrite in età avanzata.
- Genetica: Alcuni individui possono avere una predisposizione genetica a sviluppare l’artrosi. Alcune condizioni congenite quali la displasia dell’anca (un’anomalia dello sviluppo dell’anca che inizia già durante la gravidanza), più frequente nelle donne, e l’impingement femoro-acetabolare (un contatto precoce tra osso del femore e del bacino durante il movimento, più frequente negli uomini) possono favorire lo sviluppo di artrosi dell’anca anche in giovane età.
- Sovrautilizzo o disallineamento delle articolazioni: Attività o occupazioni che comportano uno stress ripetitivo sull’articolazione dell’anca o una meccanica articolare anomala possono aumentare il rischio di artrosi. Anche l’obesità può causare un sovraccarico articolare.
L’artrosi dell’anca è più frequente dopo i 50 anni, ma può comparire anche prima, soprattutto in chi ha avuto traumi, malformazioni congenite o sovraccarichi articolari (come sport o lavori pesanti).
Sintomi più comuni
I sintomi tipici della coxartrosi comprendono:
- Dolore localizzato all’inguine, che può irradiarsi alla coscia o al ginocchio. Il dolore può essere sordo, doloroso o acuto e può variare da lieve a grave. Spesso peggiora con l’attività, come camminare, piegarsi o stare in piedi per periodi prolungati, e può anche essere aggravato da cambiamenti di tempo o di temperatura.
- Rigidità I pazienti affetti da artrosi dell’anca possono avvertire rigidità dell’articolazione, soprattutto dopo periodi di riposo o inattività. È comune la rigidità mattutina che migliora con il movimento.
- Limitazione nei movimenti. Alcune attività sono tipicamente più limitate, come salire e scendere da sedie o veicoli, oppure mettersi e togliersi calze e scarpe
- Diminuzione dell’ampiezza di movimento: Con il progredire dell’artrosi dell’anca, i pazienti possono notare una diminuzione della capacità di muovere completamente l’articolazione dell’anca. Ciò può comportare difficoltà in attività come camminare, salire le scale o piegarsi, mettersi le calze e le scarpe. La riduzione dell’ampiezza di movimento può anche influire sulla capacità di svolgere le attività quotidiane e di partecipare alle attività ricreative.
- Zoppia o alterazioni dell’andatura
- Crepitio: Alcuni soggetti affetti da artrosi dell’anca possono avvertire una sensazione di sfregamento o crepitio nell’articolazione dell’anca durante il movimento. Questa sensazione è causata dallo sfregamento delle superfici articolari ruvide l’una contro l’altra a causa della perdita di cartilagine.
Diagnosi
La diagnosi si basa su un’attenta anamnesi, esame clinico e indagini strumentali come radiografie, risonanza magnetica o TAC, utili per valutare l’entità della degenerazione articolare.
All’esame clinico, il paziente può presentare un accorciamento della gamba coinvolta di circa 0,5-1 cm (legato all’assottigliamento-scomparsa della cartilagine dell’anca) e una difficoltà nelle rotazioni dell’anca (come per mettersi le calze e le scarpe).
Nella maggior parte dei casi, una radiografia del bacino e una radiografia assiale dell’anca sono sufficienti per diagnosticare l’artrosi dell’anca e la sua gravità.
Trattamento
Nelle fasi iniziali, il trattamento conservativo può includere:
- Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
- Magnetoterapia per un effetto antiinfiammatorio mirato sulle strutture ossee e cartilaginee.
- Fisioterapia mirata al rafforzamento muscolare e al mantenimento del movimento
- Perdita di peso per ridurre il carico sull’articolazione
- Utilizzo di ausili per la deambulazione per ridurre lo stress sull’articolazione dell’anca.
Nei casi avanzati, quando il dolore e la limitazione funzionale diventano invalidanti, si può considerare l’intervento chirurgico di protesi d’anca.
Osteonecrosi della Testa Femorale
Cos’è l’Osteonecrosi?
L’osteonecrosi (o necrosi avascolare) della testa femorale è una condizione diversa dall’artrosi.
Si verifica quando la testa del femore non riceve abbastanza sangue e va incontro a morte cellulare.
Quando l’apporto di sangue viene interrotto, le cellule ossee iniziano a morire perché non ricevono l’ossigeno e i nutrienti necessari. Questo processo è chiamato necrosi, cioè morte del tessuto. In questa fase, la testa del femore perde la sua naturale sfericità e quindi compare una limitazione nel movimento dell’anca Se non trattata in tempo, l’osteonecrosi della testa femorale porta al collasso dell’articolazione.
Cause
Le cause possono essere traumatiche o non traumatiche, tra cui:
- Fratture o lussazioni dell’anca
- Uso prolungato di corticosteroidi
- Alcolismo cronico
- Malattie ematologiche come l’anemia falciforme
- Trattamenti oncologici come la radioterapia
Purtroppo però nella maggior parte dei casi, circa il 50%, l’osteonecrosi della testa del femore è idiopatica, cioè non si riconosce una causa ben definita. Spesso l’osteonecrosi colpisce persone giovani, intorno ai 30-50 anni.
Sintomi
Inizialmente, si potrebbe non avvertire alcun sintomo. Tuttavia, con la progressione della malattia si manifestano:
- Dolore all’inguine, che può irradiarsi alla coscia. Il dolore può variare da lieve a forte e può peggiorare con il carico e l’attività fisica.
- Zoppia
- La rigidità non è sempre presente, e avviene solo nei casi più gravi e non curati in tempo
Diagnosi
La risonanza magnetica è l’esame più sensibile per la diagnosi precoce dell’osteonecrosi. Si può vedere una macchia all’interno della testa del femore, segno di necrosi dell’osso. Nelle fasi iniziali la cartilagine non è coinvolta.
Le radiografie nelle fasi iniziali non mostrano anomalie, per cui è opportuno richiedere una risonanza nei casi di vivo dolore inguinale, principalmente al carico (durante la camminata)
Le radiografie evidenziano la necrosi solo nelle fasi più avanzate, quando il trattamento può essere solo chirurgico.

Tre differenti stadi di osteonecrosi della testa del femore: a sinistra vi è una evidente deformazione della testa del femore, ma essa è ancora riconoscibile. In centro la testa comincia a riassorbirsi, assumendo una forma ovale. A destra la testa femorale è quasi completamente riassorbita e scomparsa
Trattamento
Il trattamento dipende dallo stadio della malattia:
- Fasi iniziali: terapie conservative come farmaci antiinfiammatori e bifosfonati, magnetoterapia, ossigenoterapia iperbarica e decompressione chirurgica.
- Fasi avanzate: intervento chirurgico di protesi d’anca per ripristinare la funzionalità articolare.
Protesi d’Anca: Soluzione Chirurgica
Quando è Necessaria?
Quando l’articolazione è troppo danneggiata e non risponde ai trattamenti conservativi (farmaci, fisioterapia, infiltrazioni), può essere necessario sostituire l’anca con una protesi. Si tratta di un intervento chirurgico chiamato protesi d’anca totale, che consiste nel rimuovere la parte malata dell’anca e sostituirla con componenti artificiali in metallo, ceramica o plastica speciale.
Questo intervento migliora nettamente la qualità della vita del paziente, spesso portando il paziente allo stesso livello di attività fisica e lavorativa di prima dell’usura dell’anca.
Benefici:
Alleviamento del dolore: Uno dei principali vantaggi della protesi di anca è la significativa riduzione o eliminazione del dolore all’anca. Sostituendo l’articolazione danneggiata con una artificiale, i pazienti spesso provano sollievo dal dolore cronico che poteva limitare la loro mobilità e qualità di vita.
Miglioramento della funzione: La protesi di anca può ripristinare la mobilità e la funzionalità dell’articolazione dell’anca, consentendo ai pazienti di svolgere le attività quotidiane con maggiore facilità e comfort. Può migliorare la gamma di movimenti e la stabilità, consentendo ai pazienti di camminare, salire le scale e svolgere varie attività fisiche in modo più confortevole.
Miglioramento della qualità della vita: Grazie alla riduzione del dolore e al miglioramento della funzionalità, i pazienti possono godere di una migliore qualità di vita, partecipando alle attività che prima evitavano a causa del dolore e delle limitazioni dell’anca. In pazienti selezionati, si può tornare all’attività sportiva preferita.
Soluzione a lungo termine: Le protesi d’anca sono durevoli e possono durare per decenni, fornendo un sollievo a lungo termine dai sintomi e consentendo ai pazienti di mantenere uno stile di vita attivo.
Per gli elevati risultati che può dare, la protesi di anca è stato definito “l’intervento chirurgico del secolo” dal prestigioso giornale The Lancet nel 2007.
Scopri di più in merito
Anatomia della Protesi
Una protesi d’anca è generalmente composta da:
- Componente femorale: uno stelo metallico che si inserisce nel femore e una testa sferica che sostituisce la testa del femore naturale.
- Componente acetabolare: una coppa (o cotile) che si fissa al bacino e accoglie la testa femorale.
- Inserto: un elemento in plastica (polietilene) o ceramica posto tra le due superfici per ridurre l’attrito.

Tipi di Protesi
- Protesi Totale convenzionale: sostituzione dell’acetabolo con una coppa e della parte prossimale del femore (testa e collo) con uno stelo che penetra all’interno dell’osso del femore per circa 15 cm
- Protesi totale mininvasiva a conservazione del collo: sostituzione dell’acetabolo con una coppa e della testa femorale con uno stelo che penetra all’interno dell’osso del femore per circa 8 cm, preservando il collo femorale e gran parte dell’osso del femore.
- Protesi non cementata o cementata
- Non cementata: fissata all’osso mediante una superficie porosa che favorisce l’osteointegrazione. Preferita nei pazienti giovani.
- Cementata: fissata con uno speciale cemento chirurgico. Spesso usata nei pazienti anziani con osso fragile.
Protesi di rivestimento: sostituzione dell’acetabolo con una coppa e rivestimento della testa femorale con una calotta metallica. È un intervento che ha indicazioni ristrette ed è gravato da rischio di rilascio di ioni metallici; attualmente non è più utilizzato routinariamente.
Procedura chirurgica:
La protesi dell’anca può essere eseguita attraverso diversi accessi chirurgici: anteriore, laterale diretta e postero-laterale. Durante l’intervento, le parti danneggiate dell’articolazione dell’anca vengono rimosse e sostituite con componenti protesici in metallo, ceramica o polietilene. Il chirurgo, dopo aver eseguito una adeguata pianificazione preoperatoria con radiografie specifiche e un software dedicato, posizionerà con cura i componenti per ottimizzare la stabilità, la gamma di movimenti e la funzionalità.
Le tecniche moderne consentono un approccio meno invasivo, riducendo i tempi di recupero e migliorando i risultati funzionali.

Prima dell’intervento di chirurgia protesica di anca, la scelta del tipo di protesi e della taglia avviene attraverso una pianificazione preoperatoria digitale. In questo modo si sceglie la protesi più adatta alla forma dell’anca del paziente e si ripristina la corretta anatomia dell’anca.
L’intervento chirurgico richiede in genere quaranta minuti e viene eseguito in anestesia spinale (locale) + sedazione. Pertanto il paziente non si accorge dell’intervento perché dorme, ma senza anestesia generale.
Il paziente è in grado di alzarsi dal letto e camminare con le stampelle già nel pomeriggio della giornata di intervento. La protesi di anca permette un carico completo da subito perché ha una stabilità primaria garantita dall’incastro delle componenti metalliche nell’osso. Nei mesi successivi vi si aggiungerà anche una stabilità secondaria dettata dalla biologia, poiché le componenti metalliche hanno una superficie rugosa che permette all’osso di crescervi dentro e far diventare osso e protesi un tutt’uno.
Riabilitazione Post-Operatoria
Il percorso di riabilitazione è fondamentale per il successo dell’intervento. Include fisioterapia, esercizi di mobilizzazione e rafforzamento muscolare, con l’obiettivo di ripristinare la funzionalità dell’anca e migliorare la qualità della vita del paziente.
- Prime 24 ore: mobilizzazione precoce con il fisioterapista. Il paziente può da subito caricare sull’arto operato con due stampelle.
- Prime 2–6 settimane: esercizi di rinforzo e recupero della camminata corretta
- Dopo 6 settimane: ritorno progressivo alla vita quotidiana
Entro 3–6 mesi: ripresa completa (in molti casi anche prima).
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Cure successive: Appuntamenti regolari di controllo con il chirurgo corredati anche da radiografie sono essenziali per monitorare i progressi compiuti, gestire il dolore nella riabilitazione e affrontare eventuali problemi di salute. Seguendo questi passaggi e partecipando attivamente al proprio recupero, si può contribuire a garantire il miglior risultato possibile dopo l’intervento di protesi totale dell’anca. È importante avere una comunicazione aperta con l’équipe sanitaria e attenersi alle sue raccomandazioni per ottenere i migliori risultati.
Conclusione
Se stai affrontando problemi all’anca o hai ricevuto una diagnosi di coxartrosi o osteonecrosi, è importante consultare uno specialista per una valutazione accurata e un piano di trattamento personalizzato. La salute dell’anca è fondamentale per il nostro benessere e la nostra autonomia. Capire cosa sono l’artrosi, l’osteonecrosi e quando può essere utile una protesi, aiuta a prendere decisioni più consapevoli per la propria salute. Se avverti dolore persistente all’anca, non trascurarlo: parlane con il medico per valutare le cause e le possibili soluzioni.